La guerra in Ucraina fa schizzare in poche ore il prezzo del gas

Home » Notizie » La guerra in Ucraina fa schizzare in poche ore il prezzo del gas

La guerra che si sta combattendo in Ucraina dallo scorso 20 febbraio sta avendo conseguenze drammatiche sulla vita di milioni di persone. Dietro a questa tragedia umanitaria c’è anche l’impatto che questa guerra sta portando a livello economico. L’Occidente sta sanzionando la Russia per il suo atteggiamento aggressivo.

Ad esempio sono stati colpiti i potenti oligarchi russi con tante restrizioni che hanno ripercussioni in molteplici settori tra cui quello energetico. Il considerevole aumento del gas e dei carburanti è una di queste, effetto che si fa sentire in tutta Europa, ma soprattutto in Italia considerata la dipendenza del nostro Paese dalla fornitura russa.

Una crisi energetica iniziata a fine 2021

Già verso la fine del 2021 si erano avute le prime avvisaglie di una vera e propria crisi energetica che avrebbe, e purtroppo sta avendo, ripercussioni importanti sul bilancio di milioni di famiglie italiane. Infatti il 2021 si era concluso con aumenti davvero importanti che riguardavano il gas ma anche l’elettricità e tutti i carburanti. Questo disagio sociale ed economico è stato in parte affrontato dal governo con un pacchetto di misure dedicate a questo tema inserite nella legge di bilancio 2022.

Purtroppo la situazione si è aggravata ulteriormente con lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, creando una grande divisione tra la nazione guidata da Putin e l’Occidente. Negli anni l’Unione Europea non ha mai saputo portare avanti un discorso serio e funzionale per riuscire a svincolarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia e questo si è palesato in tutta la sua drammaticità con l’inizio di questo scontro.

Aumento del gas fuori controllo

Tutti i principali analisti economici italiani e internazionali avevano previsto che con lo scoppio degli scontri nelle vicinanze della capitale Kiev ci sarebbero stati degli aumenti sulla fornitura di gas, che avrebbero interessato sia i privati che le aziende. Probabilmente pochi avrebbero potuto pensare che l’entità dell’aumento potesse essere così importante. Infatti nel giro di pochissime ore si è dovuto fare i conti con un sostanzioso aumento del gas di 7 euro al megawattora.

Un balzo che nessuno è riuscito ad anticipare, seppur causato dalle stesse sanzioni applicate da tutti i Paesi occidentali, tra cui Stati Uniti d’America, Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania e non solo. Secondo il Presidente del Consiglio Mario Draghi in ragione anche della dichiarazione con cui Putin ha ufficializzato la decisione della Russia di pretendere solo ed esclusivamente il pagamento del gas in rubli, si potrebbe arrivare addirittura ad avere un aumento di 15 euro MWh.

Una situazione del genere sarebbe catastrofica ed è per questo che l’intera Unione Europea sta cercando di individuare un approccio condiviso per poter gestire al meglio le risorse energetiche a disposizione. L’obiettivo è chiaramente uno smarcamento dall’influenza russa per il futuro, puntando su energie alternative che possano essere sufficienti per le esigenze di tutti. Infatti, si può osservare un aumento del gas in tutti paesi Europei, in particolare si può esaminare la situazione ad Amsterdam, benchmark per il mercato europeo.

In pochissime ore si è passati da 147,5 euro MWh a 154,4 euro al MWh. In termini percentuali si tratta di un aumento record perché pari al 27% e consumato in poche ore. La spinta verso il rialzo sembra essere inarrestabile come dimostrano i rincari che hanno interessato in questi giorni anche il prezzo dei carburanti costringendo il governo a prevedere un apposito decreto che permetta di avere uno sgravio fiscale pari a 30,5 centesimi di euro per ogni litro di carburante.

Il preoccupante andamento dei mercati energetici

La borsa di Amsterdam in questi febbrili giorni di guerra tra Russia e Ucraina sta diventando l’osservatorio europeo per valutare quello che potrebbe attendere ai mercati e alle famiglie per quanto concerne l’aumento del gas e dei carburanti. I vari contratti derivati che fanno riferimento al segmento energetico, soprattutto al gas, nel corso della seduta di apertura di martedì 22 marzo sono stati a dir poco preoccupanti. C’è stato un aumento drammatico, che è stato possibile mitigare grazie ad alcune notizie positive trapelate dal fronte di guerra.

Il rialzo rispetto alla precedente seduta è stato comunque importantissimo, ovvero oltre il 20%. Stiamo quindi parlando di picchi che storicamente non erano mai stati toccati; il precedente punto di massimo è stato il 24 febbraio, primo giorno di scontro con 132,7 Euro. Naturalmente gli analisti avevano previsto questa forma di speculazione sui costi energetici, ma c’è comunque preoccupazione perché all’orizzonte non ci sono ancora segnali di distensione e di possibili spiragli di pace.

Questo significa che l’Europa in maniera unita e convinta deve trovare una soluzione alternativa, sviluppando un programma energetico che sia sostenibile e funzionale, oltre a prevedere delle misure che mettono al riparo i contribuenti dai rincari in bolletta. Il governo italiano dal proprio canto ha già messo in atto una serie di misure per mitigare gli aumenti del gas ma anche dei carburanti dichiarando lo stato di emergenza fino al prossimo 31 dicembre.

Il rischio concreto di questa fase storica è anche quello di dover fare i conti con gli speculatori che potrebbero sfruttare questa situazione emergenziale per trarne benefici economici. C’è dunque l’esigenza di dare dei segnali al mercato per tranquillizzare gli investitori e mantenere a livelli accettabili le spese necessarie per ottenere la fornitura di gas. Tra l’altro c’è molta attesa nel valutare la risposta che dovrà arrivare dall’Unione Europea all’annuncio di Vladimir Putin per quanto concerne il pagamento del gas che sarà accettato soltanto se in rubli.

Non c’è dubbio che questa mossa sia stata dettata dalla volontà di rifarsi delle sanzioni imposte dal mondo occidentale alla Russia e che indubbiamente fanno perdere competitività al sistema economico ex sovietico. Una sorta di partita a scacchi dove l’Europa non è per forza di cose la favorita.

Contattaci per avere maggiori informazioni